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​Sono cresciuto in un piccolo altopiano del Trentino, scorrazzando per i boschi in bicicletta o arrampicato su un capanno da caccia da me riconvertito in pensatoio, e molte altre cose felici della fanciullezza. Mi ha avviato al pianoforte Stefano Fogliardi, a Trento, un posto che mi sembrava una metropoli nella prospettiva di allora – tutto d'un tratto si doveva stare  attenti ad attraversare la strada. Sono subito stato ammesso al Conservatorio della città, dove ho avuto la fortuna di studiare con Antonella Costa, insegnante appassionata e paziente. Particolarmente significativi due altri incontri, tra le tante figure che hanno contribuito alla mia formazione: Franco Scala, le cui parole “tu sei un poeta, qui ci sono i mastini…” sono state inibitrici solo fino a un certo punto; molto tempo più tardi, Paul Badura-Skoda, col quale mi sembrò di avere accanto, sull’altro pianoforte, Mozart o Beethoven o Schubert o Chopin in persona. Acceleratori di particelle.​

 

Il mio percorso era stato un po' eccentrico. Ben presto una voce dentro di me aveva sbottato “tu non puoi passare la vita a suonare per capelli bianchi, con tutto il rispetto”, oltre a sollevare una qualche perplessità nei confronti di alcuni aspetti dell'istituzione concerto più in generale, almeno per come si andava fossilizzando in certi ambienti negli anni Novanta. E così, mentre i miei colleghi si cimentavano nei concorsi pianistici internazionali, io decidevo di iscrivermi, da studente lavoratore pendolare con il treno delle cinque del mattino, a Filosofia a Bologna, dove mi sono laureato in corso e con lode, e subito dopo ottenevo una borsa di studio che mi avrebbe consentito di proseguire gli studi in Political Theory alla famosa London School of Economics. Era da poco passato un certo 11 settembre e, dall’altopiano, avevo deciso di scendere nel mondo, provare a capirci qualcosa, capire qualcosa della sua complessità. Tanto lo studio, tanto il "placet experiri", avrebbe chiosato Settembrini. Dopo la laurea specialistica a Londra, sono risultato il primo in graduatoria per un dottorato di ricerca in Studi Internazionali all’Università di Trento. Quindi, ho ottenuto posizioni di ricerca tra le più prestigiose, “Marie Curie” all’Università di Cambridge (2005-6) e “Fulbright” all’Università di Princeton (2007), oltreoceano. Il pianista sull’oceano, intanto, nicchiava. Ma zitta zitta una tastiera altra rispetto a quella del computer continuava a digitare qualcosa, nella mente, mentre la formazione e l’esperienza di vita che stavo acquisendo venivano rifratte nella musica. Fu poi grazie a un suggerimento di un mio mentore, Maurizio Viroli, che le “scienze dello spirito”, per citare un libro per me importante (anche troppo!) di Thomas Bernhard, si riunirono ai suoni, in un Post-Doc ancora a Princeton (2009-10) questa volta dedicato allo studio della filosofia politica nell'opera di Giuseppe Verdi. Dopo quel primo riavvicinamento, sono seguite varie pubblicazioni musicologiche, che oggi comprendono quattro libri e tre curatele, di cui una, frutto di una collaborazione con l'eminente musicologo americano Lawrence Kramer, dal titolo indicativo: Classical Music in a Changing World: Crisis and Vital Signs. Ci ho messo un po’ ma, alla fine, io stesso con non pochi capelli bianchi in testa, ho concluso che la classica può anche essere, anziché sotto naftalina, sotto Spirito (hegeliano). Su queste basi, ho tenuto concerti e conferenze in Italia, Francia (in vari luoghi, tra cui la Sorbona), Germania, Austria, Repubblica Ceca, Spagna, Portogallo, Polonia, Lettonia, Estonia, Svizzera, Regno Unito, Stati Uniti, Russia, Bosnia ed Erzegovina, Armenia, Emirati Arabi Uniti, Kuwait, Nigeria… posti interessanti. “Alberto Nones è un uomo notevole che conduce una doppia vita”, ha scritto qualcuno su un'autorevole rivista musicale americana. Due vite? Caro Pirandello, centomila!

 

​La musica tiene tutto insieme, politica e filosofia incluse. Persino in una piccola Mazurka di Chopin. In due giorni di una torrida estate rinfrescata con granite alla mandorla, ho inciso in uno studio discografico alle falde dell’Etna un'integrale delle Mazurke che, per mia sorpresa, è stata salutata come una rivelazione dalla critica; oggi rilevata da Halidon Music, viaggia sulle piattaforme digitali in tutto il mondo. Poi è uscito per l'etichetta londinese Convivium Records un secondo capitolo del mio lavoro su Chopin, questa volta le Fantasie e la mia lettura interpretativa, appena appena controintuitiva, di cosa sia una Fantasia per il compositore polacco. Questo disco, inciso alla Fazioli Concert Hall, è uscito quasi in contemporanea con un altro album che non poteva essere più diverso: musica del russo Rachmaninov e dell’ucraino vivente Silvestrov, registrata su un vecchio pianoforte boemo in una chiesa marchigiana dall'acustica tutt'altro che ideale; ma l’idea, qui, era che il suono, per una volta aspro anziché levigato come in tutti o quasi i dischi di classica (per non parlare del pop), potesse caricarsi sulle spalle un po’ di verità, un po' del dolore del mondo che stiamo provando, per trasformarli in nuova energia, pensando alla Pace. Sono usciti più di recente i Notturni di Chopin, una delle prime incisioni mondiali dell'inedito chopiniano scoperto a New York, e altro ancora. Il viaggio, discografico, ed esistenziale, continua.​

 

Se avete qualcosa da dirmi e mi scrivete attraverso il modulo di contatto, vi leggo volentieri. Mi si può trovare anche al Conservatorio "G. Rossini" di Pesaro, dove insegno Storia della Musica e Storia ed Estetica Musicale. La mia esperienza didattica, iniziata ormai venticinque anni fa, è vasta, plurilingue e pluridisciplinare. Ho lavorato, tra gli altri posti, nell'Università della Svizzera Italiana a Lugano (Comunicazione Politica e Basi Politologiche delle Istituzioni Pubbliche), nell'Università di Trento (Political Philosophy ed Ethics and Politics of Peacebuilding), nell'Università degli Emirati Arabi Uniti (Citizenship and Civil Society, International Ethics, Critical Thinking and Creative Writing), nella Libera Università di Bolzano/Bozen (Theory of International Politics), nel Liceo Internazionale Arcivescovile di Rovereto (Storia e Filosofia, in inglese), e nei Conservatori di Gallarate (Storia ed Estetica della Musica), Perugia (Storia della Musica), Como (Storia della Musica) e Matera (Pianoforte principale) – mai risparmiandomi e sempre imparando tanto io per primo. Sono orgoglioso inoltre di essere stato nominato Honorary Visiting Teacher al Conservatorio Nazionale “Edward Said”, in Palestina, dove ho incontrato, e spero di continuare a incontrare anche in futuro vivi e vegeti, giovani di grande valore.​Mi fermo qui in questo scritto piuttosto personale che tuttavia non ha certo detto tutto. Ascoltate la mia musica se volete saperne di più, su di me... ma forse soprattutto su di voi, sulla collettività: perché dentro la musica, c’è ogni cosa.

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